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Pezzi da… museo!

Appena arrivato nel capiente magazzino della redazione, direttamente dallo sgombero di un garage, un Mares America… tavola Italian Champion AIWOC 1979/1980!
Completa di vela Oradini, albero a un pezzo solo, boma lunghissimo, piedini e pinna originali!

Tutto così vecchio, ma vecchio… che neppure il vostro pur antichissimo caporedattore di fiducia aveva ancora iniziato in quegli anni, a praticare il windsurf!
Difficile trovare tavole e vele di quell’epoca ancora integri: un vero pezzo da museo che diventerà parte di un arredamento… windsurf old syle!

3 thoughts on “Pezzi da… museo!

  • Una bellissima storia e un tuffo nel passato Giampaolo. Anche io da accanito derivista regatante in quegli stessi anni guardavo con diffidenza e sufficienza le tavole a vela…per poi ricredermi anni più tardi

  • Grande Gian!
    Più o meno negli stessi anni dopo aver comprato con 2 amici alla fiera di Genova un Lord con boma in alluminio liscio senza grip e aver imparato con un libro di teoria in cui le
    manovre si vedevano scorrendo veloci le pagine (!!!) abbiamo anche avuto la faccia tosta di insegnare ad altri. Due nomi su tutti tra i discenti che solcavano (si fa per dire) le acque di Bergeggi: Vittorio Berrino e Claudio Tiranini
    Ore e ore su portaerei pesanti come macigni e vele molli come lenzuoli. Ma risate a crepapelle e uno spirito indomito. Altro che foil!
    Un saluto a tutti gli Argonauti di quegli anni
    Michele

  • ………ma siccome c’è chi è ben più antico del caporedattore,di età,purtroppo,e di pratica windsurfistica,ecco trovato chi,con il Mares America,ha iniziato a capire qualcosa della bolina,provenendo dalle derive. E allora,come da parte di ogni vecchio che si rispetti,ecco la breve storia. Correva l’anno 1980,allora avevo 23 anni e appena iniziato con un windsurf della cosiddetta “prima divisione”,portato ai bagni Acqua limpida di Albisola da un amico milanese. Tavola di 390 cm, stretta circa 52-53,peso esagerato,polietilene puro che fletteva da paura. Non eravamo ancora riusciti a planare,che già il tizio si presenta con un’altra tavola,un Tecnosurf a volume di “seconda divisione”. Stessa lunghezza,stessa larghezza,peso dimezzato,carena paragonabile a quella delle derive. Un incubo partire,chi non ha mai provato dovrebbe provare quanto ti ballano sotto i piedi quelle tavole,poi si stabilizzava in velocità. Ad agosto l’amico va via,in montagna,porta via il plasticone e mi lascia il Tecnosurf,con vela stazzata da 6.3,boma 260,che io uso rigorosamente tutti i giorni. E,alla fine di agosto,torna con il Mares America e 2 vele,la 6.3 e una 5.4,che allora veniva definita “tormentina”. Così iniziamo ad uscire con la tramontana e a farci recuperare dal bagnino dietro compenso,fino a quando inizio a capire che inclinando lo scafo sottovento e portando il peso tutto avanti,anche senza la deriva si riusciva a stringere e tornare a terra. Storie d’altri tempi,la preistoria del windsurf. L’estate successiva a giugno l’amico riportò le tavole e mi fece definitivamente prendere la scimmia che mi portò,l’anno successivo, ad acquistare la mia prima tavola “funboard”, un Marlin 360,da un caro amico che risponde al nome di Mario Jachino,padre di un tal Matteo, per proseguire un’avventura che continua ancora oggi…….
    Grazie Smink per avermi fatto venire le lacrime agli occhi. Come detto la prima volta che ho messo piede su una tavola è stato nel 1980,vorrei ricordare mio padre,uomo saggio e dalle grandi intuizioni,che nel 1975,quando a 18 anni diedi l’esame di maturità,voleva regalarmi un Windsurfer,che rifiutai……in qualità di velista! E allora è bello,e commovente,ricordare che la prima volta che ho planato con i piedi nelle straps sul Marlin,a Bergeggi,c’era lui in spiaggia a guardarmi. Scusate la prolissità,buon vento a tutti. Old surfers never die!

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